Nadia Vighi di Chez Nadi con il noto chef Igles Corelli
Sabato 3 ottobre è stato un piacere ed un onore avere Igles Corelli alla nostra tavola, poter conversare con lui, interagire mostrandogli il nostro lavoro e i nostri spazi, vederlo degustare i nostri piatti pensati per la manifestazione in corso “Stati generali del riso”, promossa dall’associazione La strada del riso dei tre fiumi. Domenica poi scoprire, partecipando al suo show cooking in Cavallerizza, che ha apprezzato la cena e ricevere il suo incoraggiamento a continuare il nostro percorso.
È sempre gratificante incontrare dal vero personaggi di cui si è letto, o che si è visto in più riprese in televisione, che si è nel tempo ammirato e apprezzato per il loro lavoro e le loro idee. Ricordo che la prima volta che attirò la mia attenzione fu in occasione di un articolo riguardante Il Trigabolo di Argenta, mitico ristorante fucina di grandi futuri talenti, tra cui un giovanissimo Igles, penso a metà anni 80. Poterlo conoscere è stato un grande ed inaspettato dono.
In occasione degli Stati Generali del Riso Italiano, organizzati a Vigevano dal 2 al 5 ottobre 2025 dalla Strada del Riso dei Tre Fiumi, ci ricolleghiamo alla manifestazione proponendo un “fuorisalone” con due serate a tema riso nel nostro locale.
Venerdì 3 e sabato 4 ottobre 2025 sarà possibile degustare più piatti preparati con diverse tipologie di riso, dal Carnaroli da Carnaroli Pavese, al riso rosso (risrus), al razza 77, al Selenio per comprendere le differenze e le sfumature del cereale simbolo del nostro territorio.
Le giornate piovose di Settembre ci ricordano che siamo passati alla modalità autunno, le materie prime estive cedono gradualmente il passo a quelle autunnali, e la comparsa dei funghi nei menù ne è uno dei capisaldi.
Anche Chez Nadi propone funghi freschi nel menù autunnale, in quello invernale secchi. Di preferenza porcini, con un occhio alla provenienza preferibilmente vicina o almeno italiana, sempre comunque da raccolta certificata e controllata, sani e sodi. Crudi solo se ci sono le condizioni; impanati e fritti in olio extra vergine solo se hanno una bella cappella alta e spugnosa; nel condimento dei nostri tagliolini freschi all’uovo accompagnati dalla delicatezza della crema di latte; le cappelle farcite di salsiccia e dei loro gambi; quelli più piccoli scottati in aceto e messi in vasetti con il profumo dall’alloro e dell’aglio; ultimo ma non meno importante il risotto, all’onda con un trito di erbe aromatiche in mantecatura.
Un piatto che non propongo per la sua semplicità familiare ma che cucino per me è l’uovo con i funghi: strapazzato e cremoso, crea un perfetto connubio con gli aromi di bosco.
Anche quest’anno, nella settimana dopo San Martino (11 novembre), Chez Nadi ripropone la serata della Bagna Caoda.
Per accontentare gli amici “vampiri” abbiamo studiato una versione senza aglio perché obiettivamente l’aglio è un elemento divisivo: o lo si ama, magari anche tollerando la difficile digeribilità e la tangibile capacità di trasudare da ogni poro per giorni, o lo si odia senza possibilità di appello.
La serata bagna caoda è una festa, quasi rituale, che si ripete ogni anno da noi, ampiamente antecedente la nascita dell’evento Bagna Cauda Day, e ormai si è imposta nell’immaginario degli appassionati, tanto da generare liste di attesa.
Nel periodo successivo è possibile trovare in negozio vasetti del prezioso intingolo da gestire in autonomia per prolungare il piacere di gustare, anche in modo informale e casalingo, questa specialità dalle radici antiche, legate al mondo contadino e ai ritmi della stagione.
Il pentolino della bagna caoda, il diàn, deve essere “collettivo”, uso di diàn individuali snatura questo rito conviviale e festoso, ma non festivo, di celebrazione della fine di intesi lavori agricoli (la vendemmia per esempio), ricementatore di amicizie trascurate per il troppo lavoro, bisboccia tra amici durante le lunghe serate autunnali ed invernali.
È vietato fare “palòt”, usare le verdure come “pala” per raccogliere dal fondo la parte piu densa e ricca di ingredienti della salsa, l’egoismo è fuori luogo, non esistono regole di precedenza: allegra confusione è d’obbiigo.
Per accompagnare le verdure intinte e sgocciolanti ci si aiuta con pezzi di pane artigianale. Le verdure devono essere pronte all’uso, pulite e ridotte a porzione: irrinunciabili i cardi gobbi di Nizza Monferrato e i peperoni quadrati di Asti, crudi i primi, crudi cotti e spellati i secondi, poi topinambur, verza, indivia, cipollotti freschi tenuti a bagno nel Barbera, tutti rigorosamente crudi; cipolle cotte al forno, rape e patate lessate.
Proibite le verdure aromatiche come sedano o finocchio. Per finire si rompe qualche uovo nell’ultimo condimento, ci si ristora con una tazza di brodo di manzo e si conclude con un pezzo di formaggio piemontese e uno zabaione.
I vini consigliati, in successione: prima una barbera dell’anno, vinosa e fresca, poi ancora barbera matura, per finire moscato.
Le verdure cotte da accompagnare alla bagna caoda
Robiola fresca di capra della Cascina Vetriata; testun di Beppino Occelli con le vinacce del Nebbiolo; malghesino del Caseificio Angelo CroceCome da tradizione, uovo nel fondo della bagna caodaZabaione caldo con pera Martin Sec e biscotti di mais di Cagna (Presidio Slow Food)
La nostra tradizione
Fin dall’anno dell’apertura di Chez Nadi, novembre significa bagna caoda. Era già per noi un evento annuale anche prima, veniva però programmato in altri momenti, per consentire agli amici produttori di vino di parteciparvi.
Per un periodo ha rappresentato il pranzo degli auguri di Natale della condotta Slow Food Vigevano e Lomellina e si svolgeva la domenica antecedente la festività.
Nel tempo l’appuntamento si è stabilizzato nella settimana dopo San Martino (11 novembre), poiché gran parte degli ingredienti necessari alla sua preparazione sono disponibili a due manifestazioni che si svolgono a Cervere e Cherasco intorno a quella data.
La ricetta è quella di Giovanni Goria, noto gastronomo piemontese, delegato dell’accademia della cucina italiana di Asti per trent’anni.
Per accontentare gli amici “vampiri” abbiamo studiato una versione senza aglio perché obiettivamente l’aglio è un elemento divisivo: o lo si ama, magari anche tollerando la difficile digeribilità e la tangibile capacità di trasudare da ogni poro per giorni, o lo si odia senza possibilità di appello.
La serata bagna caoda è una festa, quasi rituale, che si ripete ogni anno da noi, ampiamente antecedente la nascita dell’evento Bagna Cauda Day, e ormai si è imposta nell’immaginario degli appassionati, tanto da generare liste di attesa.
Nel periodo successivo è possibile trovare in negozio vasetti del prezioso intingolo da gestire in autonomia per prolungare il piacere di gustare, anche in modo informale e casalingo, questa specialità dalle radici antiche, legate al mondo contadino e ai ritmi della stagione.
Roberto ci dà di nuovo la possibilità di pranzare con lui e i suoi fantastici formaggi di capra a latte crudo.
Domenica 5 dicembre abbineremo i piatti della nostra cucina ai formaggi di Cascina la Vetriata, accompagnati a una selezione di vini dalla nostra carta, per un ristretto numero di commensali.
Celebriamo l’amicizia che ci lega ai produttori che incarnano e applicano filosofie comuni alle nostre.
Pranzo della domenica con focus sui formaggi di capra a latte crudo amorevolmente prodotti da Roberto Nicoletti della Cascina La Vetriata, sulle prime colline di Casale Monferrato.
Produttore in sala con la possibilità di estendere gli acquisti che ogni domenica propone al mercatino di piazza San Dionigi e di discutere con lui di saperi e sapori.
Lunedì 3 maggio alle 21:00, con Piera del Selvatico e le condotte Slow Food dell’Oltrepò e di Vigevano e Lomellina, Nadia discorrerà di cibo buono. Per assistere, è possibile seguire la diretta FaceBook sulla pagina facebook di ciascunacondotta.
È iniziata in questi giorni la raccolta degli asparagi rosa di Cilavegna DeCo, da giovedì 15 aprile saranno disponibili in negozio al naturale e declinati in varie preparazioni gastronomiche. Come ogni anno ci prestiamo come punto d’appoggio per la commercializzazione di questo prodotto del territorio, eccellenza inserita nell’Arca del gusto, in collaborazione con il consorzio Conpac e la condotta Slow Food Vigevano e Lomellina. Ha un gusto suo tipico, un poco retró, al quale forse non siamo più abituati, intenso, minerale tendente all’amaro che a me personalmente riporta all’infanzia. E proprio come da bambina il primo piatto che mi piace cucinare alla prima comparsa di questo ortaggio è l’asparagiata. Preparo gli asparagi raschiando con il pelapatate la parte bassa ed eliminando con un taglio i primi centimetri. Li cuocio a vapore per 10 / 12 minuti, controllando la cottura poco sotto al livello della punta, dove cambiano colore. Devono essere appena teneri. Nel frattempo metto abbondante, ottimo burro di centrifuga in una padella antiaderente, lo cuocio per farlo spumeggiare, lo salo e ci rompo dentro uova quanto più fresche riesco a trovare. Lascio rapprendere il bianco dell’uovo e lo giro con una paletta senza rompere il tuorlo. Metto gli asparagi caldi in un piatto caldo con le punte tutte rivolte da un lato, appoggio sopra di esse l’uovo rigirato di nuovo, irroro con il burro e cospargo con abbondante, ottimo Parmigiano Reggiano DOP. Tengo gli asparagi per il gambo e li intingolo nel tuorlo liquido, mordo la punta e poi sfilo il possibile dal primo pezzo del gambo sotto di essa e poco più. Gli asparagi di Cilavegna danno il meglio di sé nei primi centimetri: con tre punte e poche rondelle faccio risotto per una persona. Non uso i gambi che scarto per fare il brodo vegetale, esalterei solo l’amaro degli stessi, bastano le sole punte per dare sapore a zuppe, sughi e risotto.